Sapienza Università Editrice

Cos’hanno a che fare le api con l’intertestualità? Più di quanto a prima vista si può pensare. Come le api vanno di fiore in fiore, dice Seneca, succhiando il nettare e trasformandolo in miele con un loro lievito speciale, così il poeta attinge apertamente e lealmente dallo sterminato intertesto della letteratura immagini, versi, parole e incide sul materiale selezionato, per convenzione libero da vincoli di proprietà e malleabile come cera e creta, l’impronta personale di una “forma nuova”. La fonte, rigenerata da processi dialettici di mimesi ed emulazione, si fonde con il nuovo testo arricchendolo con la preziosità evocativa della citazione e la tensione della sfida. Catalizzatore del procedimento è l’artista e la sua capacità di dialogare e misurarsi con i modelli esemplari
In un percorso à rebours, che parte dalla questione delle fonti e attraversa la scuola formalista russa e la critica semiologica, da Bachtin a J. Kristeva, da R. Barthes a C. Segre per arrivare fino a Platone, Isocrate, Aristotele, Dionisio di Alicarnasso, ‘Longino’, Cornificio, Seneca, Quintiliano e Macrobio, l’autore scava nelle concezioni estetiche e nella pragmatica del fare letteratura e segue il filo che lega i sistemi letterari antichi ai moderni. La strada, in parte desueta, si rivela ricca di echi suggestivi e apre orizzonti inediti, che gettano nuova luce anche su alcune annose e “vessate” questioni della filologia classica. I risultati sono sorprendenti. Gli scrittori romani recuperano la loro “originalità”. ‘Longino’ e Borges, Eliot e Orazio sono congiunti da una parentela più stretta di quanto di solito si immagina

QUESTO LIBRO E' CONSULTABILE PRESSO LA BIBLIOTECA DEL CONGRESSO, WASHINGTON DC,  AL NUMERO DI INVENTARIO: PA3010 .C53 2005 - PERMALINK: http://lccn.loc.gov/2006490163

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