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Opera diffusa in modalità open access e sottoposta a licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale - Non opere derivate (CC BY-NC-ND), 3.0 Italia.
Il fascino per l’esotico attraversa tutta l’opera di Hugo von Hofmannsthal. Egli sviluppa negli anni un dialogo con la Fremde che si concretizza in una attività di esplorazione – letteraria prima e territoriale poi – culminata nel viaggio in Marocco del 1925.
Alla prima fase della complessa consapevolezza geopolitica dell’autore contribuiscono in modo decisivo gli anni della produzione giovanile qui analizzati. Tra il 1892 e il 1897, infatti, Hofmannsthal è il testimone più significativo di quella Märchenhaftigkeit des Alltäglichen capace di consentire a un cittadino dell’impero asburgico di fare quotidiana esperienza dell’alterità all’interno del proprio spazio geoculturale, descrivibile nei termini di un arabesco caleidoscopico di identità linguistiche, religiose e culturali.
Nel ricostruire le caratteristiche peculiari dell’Orientalismo asburgico, questo lavoro assurge la prima produzione di Hofmannsthal a modello di una peculiare pratica di negoziazione con la diversità, nella quale i confini tra proprio ed estraneo vengono ad essere labili e facilmente valicabili. L’analisi prende in esame la produzione poetica in forma di ghazal persiano, attraversa la breve parentesi narrativa dei racconti, per arrivare infine al primo dramma di ispirazione orientale, Le nozze di Sobeide. Essa esamina così come questo primo approccio all’Oriente non sia solo legato all’influsso di precisi modelli letterari orientali ed europei, ma diventa testimonianza di un complesso senso di identità sviluppato nei confini stessi dell’Impero.
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